Questo l'ultimo invito rivolto ai genitori dal Papa.

Non saprei dire se il riferimento al dialetto è un riferimento al recupero della tradizione, intesa come spazio di esperienza intima, autentica, spontanea, attorno al quale articolare il recupero dell'esperienza di fede. Neppure so se il Santo Padre abbia voluto riferirsi al dialetto come ad una lingua della semplicità necessaria per lo scarto che la separa da tutte le elaborazioni ed ipercorrezioni delle formule colte per stabilire uno spirito pioneristico. Quello del credente che deve entrare nel mondo per ri-colonizzare un territorio ormai secolarizzato.

Certo è che il riferimento al dialetto come spazio di esperienza e di conoscenza intimo, se non alternativo, sicuramente complementare all'universalismo formulistico delle lingue codificate fa pensare.
Fa pensare soprattutto a quante occasioni si sono perse per salvaguardare e dare un senso alle parlate locali finché c'erano dei soggetti parlanti. E oggi che i locutori non esistono praticamente più la realtà appare drammaticamente segnata in senso negativo.

Poi che le parlate dialettali e le diverse sfumature delle lingue regionali sopravvivano in alcuni club per eruditi o all'interno di alcune famiglie di antica tradizione, se non di sicuro lignaggio, non fa che confermare questa lenticolare dispersione, aggravandola.
La aggrava perché i club degli eruditi, per loro stessa natura fintamente esclusivi, non sono veramente interessati al recupero ed alla diffusione di quel complesso marchingegno che regola l'insieme di norme, attitudini e valori che vanno sotto il nome di dialetto. La totalità del dialetto come fenomeno culturale e sociale a loro non interessa.

Forse più favorevole al tema del recupero del dialetto è l'atteggiamento con cui alcune famiglie di tradizione ne affrontano la problematica. Qui viene inteso come un particolare stadio della conoscenza. Un modello di natura empirica fondato però su una tradizione molto precisa relativa a realtà storiche articolate secondo meccanismi essenziali di azione e di regole che riandavano, per tendenze evolutive, a quella stessa tradizione. Naturalmente le stesse realtà storiche che hanno dato origine alle casate in argomento.

Ed è quindi proprio per comprendere e spiegare ai figli la struttura della personalità sociale che quelle famiglie avevano ed hanno, che il dialetto diventa uno strumento distintivo che consente di avere e di trasmettere all'esterno l'idea che si ha di sé. Esattamente come avviene attraverso l'arte, gli oggetti, i beni, la conoscenza, dunque anche il dialetto in determinati ambienti assume una funzione mediatrice nelle relazioni Me-Altro.

È forse la sua funzione più caratteristica. Il modello educativo di cui ogni gruppo ed ogni società che voglia caratterizzare sé stessa hanno bisogno.

Peccato che questo strumento, almeno in Liguria, sia stato abbandonato.